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Perché Alcune Opere Ci Toccano nel Profondo?

L’Anima del Colore: I Racconti di Mio Padre, Davide Orler, sull’Arte e le Emozioni

Ci sono storie che restano impresse nel cuore, ricordi che si intrecciano con la nostra essenza più profonda. Per me, l’arte non è mai stata solo un insieme di colori su una tela, ma un racconto vivo, fatto di voci, di incontri e di emozioni. Fin da bambina, mio padre, Davide Orler, mi raccontava storie straordinarie sull’arte, sui suoi maestri e sugli artisti con cui aveva condiviso il cammino.

Mi parlava di Peggy Guggenheim, di quando sceglieva con cura gli artisti da promuovere, e di come lui e Tancredi avessero avuto l’onore di essere tra quei pochi eletti nella Venezia degli anni ‘50. Mi descriveva la magia che nasceva quando un’opera d’arte toccava l’anima di chi la osservava, e di come la psicologia del colore fosse un filo invisibile che legava ogni creazione al cuore umano.

Il Potere dei Colori: L’Emozione Prima di Tutto

“Vedi, Emanuela” mi diceva mentre osservavamo un’opera di Kandinskij, “il colore non è solo un fatto estetico, è vibrazione, è anima.”

Aveva ragione. Ogni colore ha un linguaggio segreto, una melodia che risuona dentro di noi. Lo diceva anche Goethe nella sua Teoria dei colori, e lo ha ribadito Kandinskij nel suo Lo spirituale nell’arte.

  • Il blu è silenzio e profondità. È il colore che usava Matisse per evocare serenità, che Marc Chagall mescolava ai suoi sogni per dipingere l’infinito.

  • Il rosso è pulsione vitale, il cuore che batte forte. Rothko lo trasformava in spiritualità, mentre Tiziano lo usava per dare potenza alle sue figure.

  • Il giallo è luce e movimento, ma può anche diventare inquietante, come nei cieli di Van Gogh.

  • Il verde è respiro, equilibrio, natura. Per Leonardo era il colore della scienza e della conoscenza.

  • Il nero è mistero, eleganza, assenza e totalità. Mio padre mi raccontava di quanto fosse difficile usarlo bene, di come gli antichi maestri lo usassero per dare profondità e non solo per definire il buio.

Le Forme che Parlano

Ma non solo il colore ha un’anima. “Guarda bene” mi diceva mio padre, “vedi come le forme raccontano storie diverse?”

  • Le curve morbide di Gaudí accarezzano lo sguardo, ci fanno sentire accolti.

  • Le geometrie rigorose di Mondrian ci parlano di ordine e razionalità.

  • Le asimmetrie ci tengono in tensione, creano dinamismo, proprio come nel design giapponese wabi-sabi.

Persino nell’architettura, maestri come Frank Lloyd Wright e Le Corbusier sapevano che lo spazio può avvolgerci o respingerci, può farci sentire al sicuro o disorientarci.

Perché Alcune Opere Ci Toccano nel Profondo?

Questa è la domanda che mi facevo da bambina, quando ascoltavo mio padre parlare con gli artisti che passavano per casa nostra. Lui mi rispondeva sempre con la stessa frase: “Perché l’arte è vita.

La neuroscienza oggi conferma ciò che lui sapeva per istinto: il nostro cervello reagisce alle immagini attraverso la memoria, l’emozione e la cultura. Un’opera ci parla perché dentro di noi esiste già qualcosa che la riconosce.

Scegliere un’Opera d’Arte: Ascoltare Sé Stessi

Quando scegli un’opera, non pensare solo a come sta nel tuo salotto. Fai come faceva mio padre: guardala e ascoltati.

  1. Ti emoziona?

  2. Ti racconta qualcosa?

  3. Senti che potrebbe farti compagnia ogni giorno?

L’arte non è solo bellezza: è presenza, dialogo, anima. E io ho imparato tutto questo grazie ai racconti di mio padre.

Se vuoi trovare l’opera giusta per te, lasciati guidare dal cuore. Vieni a scoprirla nella Galleria Orler di Orbetello

Emanuela Orler